Alberto Canetta

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* 28.8.1924 Milano (I), † 24.05.1987 Lugano TI. Padre di →Andrea Canetta, regista.

Dopo un diploma in ragioneria e pianoforte, C. entra nell’immediato dopoguerra nella compagnia di prosa della RAI (Radiotelevisione italiana), diretta da Enzo Ferrieri. Dal 1946 lavora in compagnie milanesi sotto la direzione di Renzo Ricci, Daniele D’Anza (Per venticinque metri di fango di Irwin Shaw, Castello Sforzesco, 1946) e Peppino De Filippo (Piccolo Caffè di Tristan Bernard, Teatro Olimpia, 1950). Nel frattempo comincia a collaborare con la →Radio Svizzera Italiana (RSI), Lugano TI, come attore: tra le altre interpretazioni è Il Figlio nei Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, accanto ad Andreina Pagnani e con la regia di →Romano Calò (1949). Nel 1953 viene assunto dalla RSI come attore-lettore: seguirà una lunga carriera radiofonica di attore e regista; in alcuni casi le realizzazioni daranno luogo a spettacoli pubblici in brevi tournée nella Svizzera Italiana: Troilo e Cressida di Shakespeare (Lugano, Auditorio RSI, 1976), Tartufo di Molière (Acquarossa, Cinema-Teatro Blenio, 1977, con Ave Ninchi). Nel 1970, assume la direzione del Settore Teatro Classico Antico e Moderno; vastissimo il repertorio delle sue regie radiofoniche, da Shakespeare a Ionesco, da →Friedrich Dürrenmatt a →Jürg Amann. Notevoli inoltre le sue interpretazioni di classici (Shakespeare, Schiller, Puškin, →Bertolt Brecht), ma anche di testi contemporanei (Salieri in Amadeus di Peter Shaffer, 1985; Sandro Penna, lungo viaggio verso la morte di Giacinto Spagnoletti, 1985). Nel 1961 fonda a Lugano la →Compagnia Teatro La Cittadella, per la quale dirigerà otto spettacoli, da La bisbetica domata di Shakespeare (1961) a Il compagno di viaggio di →Carlo Castelli (1966). A seguito di questa esperienza - e del lusinghiero successo di pubblico e di critica - C. tenta la costituzione di una Compagnia della città di Lugano (1968), fallendo però nell’impresa in mancanza di un sostegno finanziario. Nel quadro dell’esposizione nazionale del 1964, è chiamato a interpretare Eneas Crivelli (ambasciatore del duca di Milano) ne La Rose noire de Marignan di →Maurice Zermatten (Losanna, →Théâtre de Vidy, 29 giugno 1964), spettacolo poi portato in tournée sotto l’egida degli "(Spectacles de Suisse française)" di →Jean Kiehl. Dal 1970 al 1982 C. anima un gruppo teatrale studentesco, che produrrà annualmente spettacoli di notevole impegno, da L’istruttoria di Peter Weiss (1970 e 1980) a Yerma, di Garcia Lorca (1981). Nel 1975 si reca a Wroclaw (Polonia), per frequentare il laboratorio di Jerzy Grotowski e scrive ai familiari: "(la sua attuale ricerca si basa su presupposti che io ho sempre sostenuto)"; C. difende tuttavia una propria visione, più umanistica e popolare, del teatro. Nel 1980, nell’ambito dei festeggiamenti per l’apertura della galleria autostradale del San Gottardo, accetta di riallestire Sacra Terra del Ticino di →Guido Calgari e Giovan Battista Mantegazzi (→Festspiel nella Svizzera Italiana) al →Palazzo dei Congressi di Lugano, in una suggestiva reinterpretazione mimico-coreografica: nonostante il successo di pubblico, la destra politica polemizza contro l’uso di un cartello brechtiano recante il motto di →Max Frisch "(abbiamo chiesto braccia, sono arrivati uomini)", mentre la sinistra parla di un’operazione nostalgica. Dirige in seguito, per la RSI, Il Distratto di Jean-François Regnard (1982) e Pelléas e Mélisande di Maurice Maeterlinck (1983), al →Teatro Kursaal di Lugano, con musiche dirette da →Luca Pfaff. Nel 1984 corona il sogno di dare a Lugano una sala di teatro con una stagione di produzione: fonda il →Teatro la Maschera, nel Teatrino del Palazzo dei Congressi, in cui confluiranno le diverse esperienze accumulate, in una singolare fusione tra Kammerspiel e teatro-laboratorio; particolarmente raffinate le regie di Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov (1985); Riccardo III di Shakespeare (1985, di cui è anche istrionico protagonista), El nost Milan di Carlo Bertolazzi (1986, con la partecipazione di attori del →Teatro dialettale alla RTSI), Il processo da Kafka (1986, con una sperimentale "(scenografia mimica)"). Nel 1985 realizza, all’interno del penitenziario di Lugano, Assunta Spina di Salvatore Di Giacomo, con un gruppo di carcerati (di cui testimonia un toccante diario, oggi pubblicato in La geometria dell’anima). Già minato dal male che lo condurrà due mesi dopo alla morte, l’11 marzo 1987 presenta presso la Cattedrale di Lugano, per il ciclo dei →Vesperali, Lugano TI (per cui ha già diretto Kolbe di Italo Alighiero Chiusano, 1984), La leggenda di Ognuno di Hugo von Hofmannsthal, con Franco Graziosi e le scenografie di →Peter Bissegger. Per la vastità degli interessi teatrali e culturali, il magistero pedagogico e la continua tensione tra progettualità istituzionale e creazione estetica, C. è stato uno dei massimi protagonisti della scena svizzero-italiana del dopoguerra.

Bibliografia

  • Alberto Canetta, La geometria dell’anima, scritti sul teatro, Bellinzona, Casagrande, 1993;
  • Pierre Lepori, Teatro nella/della Svizzera Italiana, Dottorato di ricerca, Università di Berna, 2005, pp. 306-82 e 444-83.


Autore: Pierre Lepori



Fonte:

Lepori, Pierre: Alberto Canetta, in: Kotte, Andreas (a.c.): Dizionario teatrale Svizzero, Chronos Verlag Zurigo 2005, vol. 1, pp. 336–337, vedi immagine p. 336.

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