Domenico Reina

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* 14.7.1796 Lugano TI, † 29.7.1843 Milano (I). ∞ Filotea Benassi, cantante. È imparentato con il pittore Giuseppe Reina, attivo in Italia, Russia e Inghilterra, che in giovinezza lo educa alla pittura.

Scopertosi in possesso di una voce baritenorile, viene affidato alle cure del maestro Francesco Boile che lo guida all’esordio nel Carnevale 1820 al Teatro Berico di Vicenza in Adelaide e Comigio di Pacini ed Elisa (Teorindo) di Mayr. Durante il Carnevale seguente, al Municipale di Piacenza, con Eduardo e Cristina (Carlo) e Ciro in Babilonia (Baldassarre) inaugura la serie di partiture rossiniane che gli daranno lustro sulle scene di varie città della penisola: Mosé (Osiride), Torvaldo e Dorliska (Torvaldo), Il barbiere di Siviglia (Almaviva), Cenerentola (Ramiro), Elisabetta (Norfolk), Semiramide (Idreno), La donna del lago (Rodrigo) nonché Otello del quale si qualifica fra interpreti eccelsi. Fra il 1821 e il 1828 tocca in successione Venezia, Torino, Trieste, Bergamo, Mantova, Firenze, Genova, Bologna, Parma, Lucca, Livorno, Padova, Reggio Emilia, Cremona in un repertorio che include anche lavori di Paër (Agnese), Meyerbeer (Margherita d’Anjou e Il crociato in Egitto), Mercadante (Elisa e Claudio e Donna Caritea). Nel 1823 approda al King’s Theatre di Londra col rossiniano Tancredi (Argirio). Nel dicembre 1828 esordisce alla Scala di Milano con Zelmira (Antenore) di Rossini, imponendosi il 14 febbraio 1829 alla creazione de La straniera (Arturo) che Bellini scrive sulle sue specifiche caratteristiche vocali e straordinarie doti sceniche che, ad onta di un fisico minuto, lo inquadrano come un avvincente attore. Tornerà alla Scala per diverse stagioni, alternando le prestazioni come primo tenore al San Carlo di Napoli, dove debutta nella Primavera del 1832 con Otello. Affiancato da primedonne del calibro di Giuditta Pasta, Maria Malibran e talora dalla moglie, il soprano parmense Filotea Benassi, si ripropone nel contempo nei teatri importanti della penisola e nel 1837 al Teatro di Porta Carinzia di Vienna. Nella seconda parte della carriera predilige i personaggi belliniani, Pollione in Norma e Tebaldo nei Capuleti e Montecchi e quelli donizettiani: Tamas in Gemma di Vergy (in prima esecuzione assoluta, Teatro alla Scala, 26.10.1834), Leicester in Maria Stuarda (in prima assoluta, Teatro alla Scala, 30.12.1835), Alamiro in Belisario e nel rôle-titre di Roberto Devereux. Fino al ritiro dalle scene, avvenuto per malattia dopo alcune recite al Carlo Felice di Genova, nel 1841, Reina copre tuttavia l’intero repertorio romantico che include opere di Mercadante, Pacini, Ricci, Coccia, non di rado eseguite in prima assoluta.

Bibliografia

  • Giorgio Appolonia, Domenico Reina, biografia di un tenore luganese, Bellinzona, Casagrande, 1990;
  • Rodolfo Celletti, Voce di tenore, Milano, Idealibri, 1989


Autore: Giorgio Appolonia



Fonte:

Appolonia, Giorgio: Domenico Reina, in: Kotte, Andreas (a.c.): Dizionario teatrale Svizzero, Chronos Verlag Zurigo 2005, vol. 3, pp. 1474–1475, vedi immagine p. 1475.

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