Radio Svizzera Italiana (RSI), Lugano TI

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La nascita del professionismo nel teatro svizzero-italiano coincide senz’ombra di dubbio con la fondazione della Radio Svizzera Italiana (RSI), denominata anche Radio Monteceneri (dall’ubicazione del ripetitore herziano). La creazione di un’emittente radiofonica nella minuscola Svizzera Italiana (che conta, nel 1932, 220 mila abitanti) è estremamente rapida, situandosi in un contesto di forte rivendicazione identitaria dell’italianità all’interno della Confederazione e di opposizione al sempre più potente regime fascista oltrefrontiera. L’attività iniziale della RSI si avvale di un personale ridottissimo: il direttore Felice Antonio Vitali, l’annunciatrice Nini Mousny, una segretaria (Bice Pagnamenta) e un tecnico (Carlo Pestoni); un primo concorso nell’aprile 1933 permetterà l’assunzione di Carlo Castelli e ad inizio 1934 entreranno in servizio una nuova annunciatrice (Erica Piazza) e un secondo tecnico (Elio Andreoli). Gli studi sono dapprima confinati in due sale del primo piano del Palazzo della Posta, per poi prendere posto negli spazi ristrutturati del Canvetto Piona, che andrà ampliandosi fino ad assumere le forme di uno studio completo (inaugurato nel 1938, →Studio Foce); l’attuale sede di Lugano-Besso viene invece inaugurata nel 1962. Il problema della mancanza di protagonisti del microfono è affrontato come una priorità, poiché lettura e recitazione sono impiegati non soltanto per il radioteatro, ma anche nella realizzazione dei programmi di radioscuola; la produzione teatrale partecipa inoltre di una precisa volontà di acculturazione da parte dell’ente radiofonico nascente. Ad istruire gli aspiranti attori-speaker alle regole fondamentali di ortoepia, vengono chiamati alcuni intellettuali senza esperienza teatrale diretta, ma con formazione letteraria negli atenei italiani: un primo corso di dizione, diretto da →Guido Calgari, Francesco Chiesa e Felice Antonio Vitali, viene organizzato nel gennaio 1935.

Ma il teatro è presente già dal 1932, anno in cui vengono presentati Un signore molto indiscreto di Calgari (12 agosto) e I maestran di →Ulisse Pocobelli (31 dicembre), entrambi con l’intervento di attori filodrammatici (Ponziano Benedetti nel primo caso; la →Filodrammatica Delectando Beneficat di Chiasso, diretta da Giotto Cambi, nel secondo). La produzione di una specifica drammaturgia ticinese (in dialetto o in lingua) verrà promossa dalla RSI attraverso regolari concorsi, indetti a partire dal 1934; gran parte dei copioni autoctoni dell’epoca sono tuttavia da attribuirsi a Calgari (che si firma anche Tre Croci e Sergio Glostow) e Vitali (che si firma anche Pietro Voga) per l’italiano, a Pocobelli e →Enrico Talamona per il dialetto (→Sergio Maspoli dal 1943); vanno inoltre ricordati, come autori, Vittore Frigerio (di cui si conserva un’interessante registrazione di La gran voce, 1936, dramma patriottico vincitore del concorso RSI), →Reto Roedel, Domenico Robbiani, →Elsa Poretti Franconi, Mario Jermini. Il repertorio presentato nei primi anni segue poi gli orientamenti del teatro italiano dell’epoca, con autori contemporanei (Sabatino Lopez, Cosimo Giorgieri Contri, Dario Niccodemi, Silvio Zambaldi, Lucio D’Ambra, Sem Benelli, Edoardo Anton, Ladislao Fodor), qualche classico (G.B. Shaw, Salvatore di Giacomo, brani da Schiller, una sempre più spiccata attenzione per Pirandello); ma non manca una precisa intenzione di inserirsi, pur su scala regionale, nelle più avanguardistiche tendenze che promulgano un teatro "uditivo" svincolato dall’arte scenica (il "Radioprogramma" pubblica nel 1938 un intero capitolo del volume di Enrico Rocca Panorama dell’arte radiofonica, pubblicato da Bompiani lo stesso anno), con testi di Alberto Casella, Angelo Frattini, Alberto Denaudy, Franks Leberecht, Théo Fleischmann.

Se in un primo momento la mancanza di attori professionisti locali viene palliata con inviti a compagnie stabili italiane che propongono a Lugano il loro repertorio (Paolo Bonecchi, Anna Carena, Gianfranco Giacchetti, Rina Castellani), molto presto, grazie all’intraprendenza di Calgari, viene formandosi un efficace sistema di compagnia-scuola, attraverso l’ingaggio di attori italiani che assicurano le prime parti e formano nel contempo giovani filodrammatici alla pratica della recitazione: svolgono un ruolo fondamentale in questo senso gli attori milanesi Giuseppe Galeati (che sarà stabilmente regista alla RSI, fino alla morte, nel 1956) e Giulietta de Riso; più fugacemente sono attestate le presenze di Lina Paoli, Franco Becci, Rina Castellani, Leo Chiostri, Luigi Ferrari, Emilio Rinaldi. Questi primi contatti permetteranno il formarsi di un nucleo stabile di attori svizzero-italiani, che passeranno rapidamente al professionismo (non soltanto radiofonico): si ricordano in particolare →Maria Rezzonico, →Ketty Fusco, →Vittorio Ottino, Artemia Antognini e dal dopoguerra: Franca Primavesi, →Lauretta Steiner, →Anna Maria Mion, →Flavia Soleri, →Mariangela Welti, →Luigi Faloppa. Un secondo gruppo di attori locali andrà a formare un ricco serbatoio di caratteristi, impiegabili nelle seconde parti della prosa in lingua ed in parti anche protagonistiche nel teatro dialettale: Ponziano Benedetti, Mario Genni, →Mariuccia Medici, Carmen Bianchi-Cerimido, Giuseppe Mainini, Carlo Tanzi, →Ugo Bassi, Angelo Valsecchi; nel dopoguera gli attori dialettali confluiranno in una formazione semi-professionistica quasi stabile (→Teatro dialettale alla RTSI).

Instancabile regista (la definizione appare già, precocemente, l’8 ottobre 1933), con all’attivo oltre 600 realizzazioni radiofoniche nel periodo 1933-40, Guido Calgari promuove inoltre le prime "uscite" dei Radioattori sui palcoscenici cantonali; da ricordare: Come le foglie di Giuseppe Giacosa (Lugano, →Teatro Kursaal, 1936), I due timidi di Labiche (Chiasso, →Cinema Teatro, 1936), La locandiera di Goldoni (Lugano, Teatro Kursaal, 1938), Nei e cicisbei di Amalia Guglielminetti (Trevano, →Castello di Trevano, "Mostra d’arte ticinese dell’Ottocento e contemporanea", 1937), L’eroe di G.B. Shaw (Bellinzona, →Teatro Sociale, 1938); all’apertura del nuovo studio radio di Campo Marzio, alcune realizzazioni radioteatrali vengono poi date in presenza del pubblico (a leggìo): Vestire gli Ignudi di Pirandello, nel 1938; La famiglia dell’Antiquario di Goldoni, Il serpente a sonagli di Edoardo Anton, Signorina di Jacques Deval, L’amorosa tragedia di Sem Benelli, nel 1939. Questa pratica viene abbandonata durante la guerra e Calgari, nominato alla direzione delle Scuole Magistrali, lascerà l’attività radiofonica. Il posto di regista viene assunto da Renato Regli (1941-43), affiancato saltuariamente da Galeati, →Felice Filippini, Fabio Jaeger , Tino Erler (e, nel dialettale, da Maspoli, Benedetti, Talamona). Dopo un concorso dagli strascichi polemici in cui vengono rifiutate, dopo lunghi esami, le candidature di Carlo Castelli, Virgilio Gilardoni e Orlando Spreng, la mansione di regista-capo viene affidata a →Romano Calò. Il noto capocomico ha iniziato a collaborare con la RSI dapprima come attore e autore (nel marzo e giugno 1940; la pièce originale proposta s’intitola Si prova una commedia), indi con la sua nota compagnia di drammi polizieschi "Spettacoli RP" (gennaio 1941). In occasione dell’ingaggio per sei realizzazioni teatrali della grande attrice italiana Elsa Merlini, viene promosso regista e la dirige ne Il gabbiano di Čechov, Scampolo e La maestrina di Niccodemi (giugno 1943). Fino alla morte (1952), e nonostante qualche ritorno sulle scene italiane e le sempre più difficili condizioni di salute, Calò svolgerà un ruolo fondamentale, come formatore di attori alla RSI, favorendo inoltre un più deciso interesse per le realizzazioni di teatro classico: tra gli autori più rappresentati troviamo Molière, Shakespeare, Goldoni, Čechov, Pirandello (Vestire gli ignudi, Il piacere dell’onestà, Così è se vi pare, Enrico IV, Ma non è una cosa seria, Tutto per bene per il solo 1943).

Il dopoguerra vede svilupparsi il teatro radiofonico secondo una serie di linee di specializzazione, fino alla creazione, nel 1974, di quattro settori ben distinti: "Teatro Classico Antico e Moderno" (diretto da →Alberto Canetta), "Radiodrammi e sceneggiati" (diretto da Fusco), "Settore Sperimentale" (diretto da Ottino), "Intrattenimento e dialettale" (diretto da Maspoli). La produzione di prosa classica segue in pratica l’impostazione dell’anteguerra: un nucleo di attori stabili ("Compagnia di Prosa della RSI", con una divisione abbastanza precisa nell’attribuzione dei ruoli) viene affiancato per le grandi produzioni da attori italiani, ingaggiati a cachet o per contratto biennale (non rinnovabile). Alcuni di essi approfittano della permanenza luganese per recitare sulle scene cantonali (→Teatro Prisma), altri abbandonano i palcoscenici della vicina penisola a favore di un contratto stabile con l’ente radiofonico: →Serafino Peytrignet e la moglie Olga (dal 1941), →Raniero Gonnella, Alberto Canetta, →Alberto Ruffini, →Alfonso Cassoli, Mario Bajo, →Mario Rovati, →Fabio Barblan. Dopo la morte di Calò, principale regista diviene Castelli, affiancato sia da registi nostrani (Ottino, Barblan, Fusco) sia da personalità del mondo radio-teatrale italiano (Umberto Benedetto, il comasco Bernardo Malacrida). Sporadicamente la compagnia torna a calcare i palcoscenici cantonali: Il padrone delle ferriere di Giorgio Ohnet (regia di Calò, Parco Civico di Lugano, 1948, su invito del Rotary Club); Nel profondo mare azzurro di Terence Rattigan (Lugano, Teatro Kursaal, 1958); Ippolito di Elena Bono (Bellinzona, Teatro Sociale, 1960); La lezione di Ionesco e Il sentiero di porpora di Maurice Meldon (Lugano, Auditorio RSI, 1966, lettura a leggìo); Amedeo o come sbarazzarsene di Ionesco (Lugano, Teatro Kursaal, 1969), tutti spettacoli diretti da Carlo Castelli.

Il radiodramma sperimentale vede uno dei suoi massimi assertori nella personalità di →Francis­ Borghi, autore e regista tra i più attivi nella promo­zione di un’arte sonora (tra i suoi testi: Karma, 1948; L’era della fotosintesi, 1958) che a due riprese propone una rassegna internazionale: l’"Azione per il Radiodramma" (1950, con testi di Roger Richard, Friedrich Feld, François Maret, Jean Bard, Friedrich Rosenfelder) e la "Rassegna internazionale del Radiodramma" (1973, in collaborazione con Dante Raitieri e Carlo Castelli, con testi classici come Maremoto di Cusy e Germinet, Danger di Richard Hughes , All’ombra del bosco latteo di Dylan Thomas, Operazione Vega di →Friedrich Dürrenmatt); quest’azione porterà inoltre allo sviluppo di una specifica drammaturgia radiofonica svizzero-italiana, che avrà tra i suoi autori più prolifici, oltre a Borghi, Carlo Castelli e →Giuseppe Biscossa. Un altro settore che trova grande sviluppo nel dopoguerra è l’intrattenimento: il genere della Rivista musicale, grazie alla presenza dell’Orchestra Radiosa e di ottimi artisti italiani come Walter Marcheselli, Liliana Feldmann, Fausto Tommei, raggiunge grande popolarità, mentre gli appuntamenti dialettali proseguono a ritmo settimanale, sotto la guida di Maspoli, di →Fernando Grignola e Enzo Pelli.

Alla nascita della →Televisione della Svizzera Italiana (TSI) alcuni attori stabili della Compagnia di prosa vengono ingaggiati anche per produzioni televisive, non senza qualche conflitto, in considerazione dell’enorme produzione radiofonica e del fatto che gli attori non vengono impiegati soltanto per il radioteatro, ma anche per la rivista, la radioscuola e la presentazione di programmi culturali. In parte conflittuale sarà il rapporto con le realtà teatrali esterne, anche quando (come nel caso della →Compagnia Teatro La Cittadella) la loro iniziativa proviene dai ranghi dell’ente radiofonico. Una più fruttuosa collaborazione con la TSI è possibile nel momento in cui la RTSI viene unita formalmente in una sola struttura e a capo dell’unificato "Settore Spettacolo" viene nominato →Grytzko Mascioni. Vengono allora promosse alcune tournée nelle sale della Svizzera Italiana, con spettacoli come Troilo e Cressida di Shakespeare (a Lugano, Muralto, Giornico, Poschiavo) e Tartufo di Molière (a Mendrisio, Acquarossa, Mesocco, Balerna, Lugano), entrambi per la regia di Alberto Canetta. Vanno inoltre ricordate iniziative locali promosse da attori come Serafino e Olga Peytrignet, Raniero Gonnella, Luigi Faloppa, →Adalberto Andreani, che promuovono esperienze di teatro semi-professionistico nel Cantone. A partire dagli anni ’70 s’instaura poi una collaborazione regolare con la Stagione Concertistica RTSI, che porta alla creazione di spettacoli di teatro e musica di notevole impegno: Edipo a Colono di Sofocle e Mendelssohn-Bartholdy (Auditorio RSI, 1971, regia di Faloppa), Sogno di una notte d’estate di Shakespeare e Mendelssohn-Bartholdy (Auditorio RSI, 1973, regia di Castelli), Il distratto di François Regnard (Lugano, Teatro Kursaal, 1982, regia di Canetta), La Sonata a Kreuzer di Tolstoj e Beethoven (Auditorio RSI, 1991, regia di Andreani).

La grande stagione del teatro radiofonico subisce un lento tramonto a partire dagli anni ’80: la nascita di formazioni professionistiche esterne (dalle più istituzionali come il →Teatro della Svizzera Italiana alle più personalizzate come il →Teatro la Maschera) e l’arrivo di una nuova generazione di artisti dello spettacolo, con una formazione sempre meno centrata sul teatro di parola (fondamentale in questo senso l’influsso della →Scuola Teatro Dimitri e la promozione del teatro per l’infanzia svolta dalla Cooperativa d’animazione culturale Teatro Panzinis Zirkus, →Teatro Pan) sono da annoverare tra le cause di questo declino. Ma il fenomeno si colloca nell’ambito di un più generale disinteresse degli studi radiofonici europei per il teatro; nonché, internamente, dell’irrigidimento della struttura produttiva, il cui funzionamento non viene arricchito dalla formazione di nuove leve. Dopo la morte di Alberto Canetta, il teatro radiofonico viene affidato successivamente alla cure di Luigi Faloppa, Ketty Fusco e Adalberto Andreani. Una produzione limitata nei tempi di esecuzione e di programma (con più marcate collaborazioni italiane e senza una compagnia stabile) viene tuttavia mantenuta sotto la direzione di →Paolo Belli (1997-2002) e di Francesca Giorzi (dal 2002).

Bibliografia

  • AA.VV., Radio Svizzera Italiana (1931-41), a cura di Giuseppe Zoppi, Lugano, Istituto Editoriale Ticinese, 1941;
  • Ketty Fusco, Teatro della Svizzera Italiana: un sogno o un programma per gli anni 70?, Berna, Theaterkultur Verlag, 1973;
  • Leila Ostini, La radio della Svizzera Italiana, Creazione e Sviluppo (1930-39), Fribourg, Etudes et recherches d’Histoire contemporaine, 1983;
  • Felice Antonio Vitali, Radio Monteceneri: quello scomodo microfono, Locarno, Dadò, 1990;
  • Fiorenza Calgari-Intra, Guido Calgari: un uomo e il suo paese, Locarno, Dadò, 1990;
  • T. Markus Drack, La radio et la télévision en Suisse, Baden, Hier + Jetzt, 2000;
  • Pierre Lepori, Il teatro nella/della Svizzera Italiana (1932-87), Dottorato di ricerca, Università di Berna, 2005, pp. 50-169.


Autore: Pierre Lepori



Fonte:

Lepori, Pierre: Radio Svizzera Italiana (RSI), Lugano TI, in: Kotte, Andreas (a.c.): Dizionario teatrale Svizzero, Chronos Verlag Zurigo 2005, vol. 3, pp. 1453–1456, vedi immagine p. 1453.