Romano Calò
* 6.5.1883 Roma (I), † 17.9.1952 Lugano TI.
Inizia la carriera nel 1902 con la Compagnia De Liguoro; è poi nella prima rappresentazione de La Nave di Gabriele D’Annunzio (Roma, Teatro Argentina, 11 gennaio 1908), con musiche originali di Ildebrando Pizzetti. Lavora in seguito con i più importanti capocomici dell’epoca: Alfredo Sainati (Compagnia Italiana Grand Guignol, 1908-9), Ruggero Ruggeri (1909-12, 1929), Ermete Novelli (1915-18), Irma Gramatica (1919), Marta Abba (1930), Dina Galli (1935-36). Rapidamente ottiene anche il nome "in ditta", con le compagnie Calò-Wnorowska (1920), Calò-Capodaglio-Olivieri diretta da Virgilio Talli (1923-24), Calò-De Riso (1926), Calò (1926), Calò-Solbelli-Bernardi (1938-39), Calò-Bagni-Pavese (1939-40) e dirige la Compagnia Teatro di Milano (1936-37), a cui collabora anche il giovane Luchino Visconti, per una "messinscena" di Carità mondana di Giannino Antona Traversi e Il dolce Aloe di Jay Mallory. Con Broadway di Philip Dunning e George Abbott (compagnia Za-Bum, 1928) interpreta per la prima volta il ruolo di un poliziotto, inaugurando una serie di interpretazioni a sfondo poliziesco, che con la Compagnia dei Grandi Spettacoli Gialli gli darà grande notorietà (è presente anche al →Teatro Apollo di Lugano dal 22 al 26 gennaio del 1941). Inizia a collaborare con la →Radio Svizzera Italiana (RSI), Lugano TI nel marzo 1940, come autore e interprete delle commedie Diciott’anni e Si prova una commedia (regie di →Guido Calgari); così lo descrive in questa occasione il "Radioprogramma": "ha fama di eccellente attore e direttore di compagnia; a un certo punto crebbe attorno a lui l’aureola sanguigna dei drammi polizieschi; dire dramma criminale voleva dire una forma di spettacolo di cui Calò si era fatto specialista: i gialli più famosi ebbero Calò come interprete insuperabile. Ma il temperamento di Calò uomo è tutto il contrario di quanto il teatro (un certo teatro) voleva da lui " (30 marzo 1940). Nel 1943 lo ritroviamo scritturato come attore alla RSI, passando alla regia in occasione della venuta negli studi del Campo Marzio (→Studio Foce, Lugano TI) dell’attrice Elsa Merlini, che dirige in Scampolo e La maestrina di Dario Niccodemi e Il gabbiano di Čechov (giugno-luglio 1943). Da questo momento, sebbene gli sia negata una nomina ufficiale (perché italiano), C. diventa il regista principale della RSI, con importanti produzioni di teatro classico, tra cui si ricordano: L’alba, il giorno, la notte di Dario Niccodemi, recitata in diretta senza copione da →Ketty Fusco e Antonio Molinari (1944); Rancore di Diego Fabbri (1947); Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, con Andreina Pagnani e →Alberto Canetta (1949); Il matrimonio di Figaro di Beaumarchais con musiche dirette da →Otmar Nussio (1949); Il ballo dei ladri di Jean Anouilh (1949); Le tre sorelle di Čechov, con Fusco, Ponziano Benedetti, →Vittorio Ottino, →Raniero Gonnella →Fabio Barblan, →Serafino Peytrignet (1950); Le smanie per la villeggiatura di Goldoni, con Giuseppe Galeati, Ottino, Gonnella e →Maria Rezzonico (1951). Un’intera generazione di attori della RSI si riconoscerà in seguito nel suo magistero, fondato su un lavoro di fine indagine psicologica e sobrietà recitativa. Sui palcoscenici ticinesi lo troviamo in rare produzioni dell’immediato dopoguerra (Il padrone delle ferriere di Giorgio Ohnet, Parco Civico di Lugano, 27 giugno 1948) e nel film svizzero Die letzte Chance di →Leopold Lindtberg (1945).
Autore: Pierre Lepori
Fonte:
Lepori, Pierre: Romano Calò, in: Kotte, Andreas (a.c.): Dizionario teatrale Svizzero, Chronos Verlag Zurigo 2005, vol. 1, pp. 330–331.